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Operai dell'indotto Eni di Gela protestano in Consiglio comunale

GELA. Momenti di tensione, questa sera, durante la seduta del consiglio comunale di Gela, per un'accesa contestazione inscenata da un centinaio di lavoratori dell'indotto dell'Eni che dal 21 ottobre, insieme con altri 600 colleghi, rischiano di non avere più la tutela degli ammortizzatori sociali, ormai vicini alla scadenza definitiva.

Alla verifica del protocollo d'intesa sulla riconversione industriale del petrolchimico Eni in «Green Refinary», avvenuta ieri, a Roma, al ministero per lo sviluppo economico (Mise), il governo ha detto che al momento non dispone delle risorse finanziarie necessarie a garantire cassa integrazione straordinaria o mobilità per le maestranze gelesi, ferme da anni.

Anche la Regione Siciliana quando è stata sollecitata a garantire la cassa integrazione in deroga ha dovuto dichiarare forfait perchè le sue casse sono vuote. Istituzioni e sindacati si sono dati appuntamento nei prossimi giorni, ai vari livelli di confronto, per trovare una soluzione al problema, che «rischia di avere conseguenze negative - dicono le organizzazioni sindacali - sul piano sociale e sul fronte dell'ordine pubblico». I lavoratori però non si fidano delle promesse e, dopo la protesta di stasera, durata quasi un'ora, hanno lasciato l'aula consiliare annunciando altre più eclatanti manifestazioni per le prossime ore.

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