POZZALLO. L'imprenditore pozzallese Corrado Giuca ha forzato i lucchetti che sabato erano stati installati dalle forze dell'ordine durante l'esecuzione coattiva dello sfratto, disposto dalla magistratura. L'uomo si è barricato all'interno della sua azienda. Ieri mattina, peraltro, è stato deferito dalla polizia alla Procura della Repubblica per avere rimosso i sigilli o, comunque, gli strumenti apposti dalle forze dell'ordine. Il pozzallese, che svolge la sua attività da oltre 40 anni, non ha nessuna intenzione di farsi sfrattare: «Questo patrimonio io l'ho costruito ed io lo distruggerò, attenderò solo qualche giorno per capire cosa vuole fare la controparte e di conseguenza agirò», dice. La sua azienda in via delle Industrie, nell'area industriale Asi di Contrada Fargione, è stata venduta all'asta nel 2014 per un quarto del suo valore commerciale stimato. All'acquirente, intanto, è stata fatta pervenire una proposta per ricomporre bonariamente una situazione che potrebbe vedere tutti sconfitti. Il capannone industriale è adibito alla lavorazione della pietra di Modica. Sabato pomeriggio polizia, carabinieri e guardia di finanza, insieme col curatore fallimentare, coordinati dal vice questore aggiunto Maria Antonietta Malandrino, dirigente del Commissariato di Modica, erano arrivati sul posto a seguito del provvedimento coatto emesso dal giudice per le esecuzioni del Tribunale di Ragusa. Erano entrati all’interno dell’area aziendale, avevano fotografato lo stato dei luoghi e, prima di andare via, avevano sostituito i lucchetti. Domenica Corrado Giuca ha forzato i cancelli e si è barricato nella sua azienda. La sua, come si diceva, è una lunga attività imprenditoriale che ha subito la pesante crisi del momento. «Siamo tutti in attesa della risposta dell'aggiudicatario che ha comprato all'asta il capannone – puntualizza Mariano Ferro, leader dei Forconi -. C'è da dire che, al momento dell'intervento delle forze dell'ordine, all'interno dell'area aziendale c'erano anche i mezzi dei figli di Giuca. Rimane il dubbio fondato che questo Governo non voglia davvero interessarsi in modo concreto di una situazione che riguarda centinaia di migliaia di famiglie italiane ed altrettante imprese che navigano nel disastro della crisi. Noi continuiamo a sperare, ma per quanto ancora?». Il consulente tecnico d’ufficio aveva stimato il valore del capannone in un milione 716 mila euro ma è stato venduto all’asta per 408 mila euro.