RAGUSA. La Guardia di finanza di Pesaro ha scoperto un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro emesse da due aziende pesaresi del legno a favore di imprese venete, piemontesi, toscane, emiliane, marchigiane, abruzzesi e siciliane. Segnalate all'autorità giudiziaria 50 persone e sequestrati beni per circa 300.000 mila euro. Dichiarazione fraudolenta mediante l'uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, omessa dichiarazione, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e distruzione di documenti contabili i reati contestati nell'ambito dell'operazione 'Legno finto'.
L'indagine, coordinata dal pm di Urbino Irene Lilliu, era partita da verifiche fiscali delle fiamme gialle su due imprese di Auditore operanti nel settore della lavorazione del legno per la produzione di semilavorati e imballaggi. Ma i militari hanno scoperto che in realtà le due aziende svolgevano prevalentemente attività di 'cartiere', emettendo fatture per operazioni commerciali mai avvenute.
Secondo l'accusa, i rappresentanti legali delle due società di Auditore, attraverso le rispettive aziende costituite ad hoc, avrebbero simulato operazioni di compravendita di prodotti derivati del legno (bancali, componenti in legno per l'arredamento navale) emettendo fatture fittizie per un importo totale di oltre 20 milioni di euro nei confronti di 48 imprese dei settori della cantieristica navale, meccanica, elettronica, arredamento e imballaggi, con sede nelle province di Pesaro, Vercelli, Treviso, Ancona, Rimini, Ragusa, Pistoia e Teramo, che in questo modo avrebbero abbattuto fraudolentemente il loro reddito imponibile. Il gip di Urbino, Egidio de Leone, ha emesso quindi un decreto di sequestro preventivo dei beni intestati ai due indagati di Auditore: due auto (una delle quali di lusso), 4 unità immobiliari (tra cui una villa), quote di 3 società e diversi rapporti bancari e postali, per un valore complessivo di 300.000 euro.
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