POZZALLO. «Trattati come bestie dai libici» che hanno compiuto «violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa». È la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti sul peschereccio che nave Grecale sta rimorchiando nel porto di Pozzallo. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. «Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ricorda una di loro - abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti...». Tutti accusano i trafficanti libici: «è stata tutta colpa loro - ricostruisce un migrante testimone dell'accaduto - ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perchè sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere». «Abbiamo chiesto di potere tornare indietro - ha rivelato un migrante sopravvissuto - perchè eravamo troppi e rischiavamo, ma non c'è stato alcunchè da fare: ci hanno detto 'ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia»