RAGUSA. Uno spazio di vendita, all'interno degli Ipermercati siciliani, dedicato alle produzioni lattiero casearie ottenute esclusivamente con latte ragusano. Con controlli finalizzati alla corretta etichettatura di ogni singolo prodotto circa l'effettiva origine del latte utilizzato.
Un patto di filiera, tra i produttori ragusani e le industrie, con la supervisione della regione. Un documento che sancisce l'unità del mondo agricolo ragusano, con una piattaforma di interventi, da sottoporre all'attenzione del governo della Regione. «Solo attraverso la coesione tra le piccole cooperative e i singoli produttori si potrà giungere ad un significativo risultato – dice Enzo Gulino, presidente della Cia ragusana - la nostra organizzazione, da tempo, ha chiesto di avviare un tavolo di confronto allargato al mondo della cooperazione. Siamo convinti che i prodotti lattiero caseari debbano avere la giusta importanza sugli scaffali della grande distribuzione. L’introduzione di specifici disciplinari per regolamentare ed uniformare l’attività produttiva e di trasformazione del latte prodotto nell’isola è indispensabile».
«In un mercato senza regole – aggiunge Giovanni Schembari, presidente della Coop Ragusa Latte – si deve avere il coraggio di aggredire il mercato e convincere il consumatore ad acquistare prodotti locali a km 0. Troppo spesso si acquistano prodotti che nulla hanno a che vedere con il latte tradizionale o con prodotti legati al territorio». Un patto di filiera, dunque, con il ruolo determinante del distretto produttivo lattiero caseario, per responsabilizzare ed impegnare i vari soggetti al rispetto delle norme approvate dalla regione per l’affermazione del "Born in Sicily". «Attraverso la previsione di clausole – si legge nel documento inviato al presidente della Regione Rosario Crocetta e all'assessore all'agricoltura, Dario Cartabellotta - per l’esclusione degli aiuti comunitari di quelle componenti che non sottoscriveranno il patto di filiera. Le industrie, solo attraverso l’adesione al patto, potranno accedere ai bandi per la formitura di alimenti lattiero caseari alle strutture pubbliche». L’introduzione di specifici disciplinari il primo obiettivo da raggiungere. Serviranno per regolamentare ed uniformare l’attività produttiva e di trasformazione del latte prodotto nell’Isola per l’ottenimento di prodotti veramente siciliani. Il mondo produttivo ragusano, con le cooperative Progetto Natura, Ragusa Latte, Sant’Isidoro, Monti iblei latte, Caisa, Nuova Agricoltura e Coperlat, ha chiesto di adeguare il prezzo del latte ai parametri raggiunti in Lombardia pari a 44, 5 centesimi al litro. «Tenuto conto della particolare situazione locale e delle difficoltà affrontate per la dislocazione delle aziende e per i mancati oneri sostenuti dagli allevatori – spiega Enzo Cavallo, presidente del distretto produttivo lattiero caseario -la Regione dovrebbe introdurre specifiche norme da approvare in deroga ai vincoli comunitari, così come è stato fatto per altri settori vitali della nostra economia».
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