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Ragusa, "riciclaggio": scatta il blitz

RAGUSA. Ben nove ore di perquisizioni sono state eseguite da militari della Guardia di Finanza e dei Carabineri nella villa di un imprenditore ragusano indagato per riciclaggio di denaro. Non è chiaro l’obiettivo degli inquirenti che hanno agito in forze con unità cinofile al seguito e muniti anche di metal detector.
L’azione è stata eclatante anche perchè ha preso il via, poco dopo le 14 all’interno di un ristorante dove stava pranzando l’uomo. I militari hanno bloccato le uscite, identificato tutti i presenti ed eseguito un controllo della struttura anche dal punto di vista sanitario. Quindi si sono spostati nella villa dell’uomo dove sono stati fino alla mezzanotte di mercoledì. Come detto non si conoscono gli obiettivi del blitz che, per l’imponenza, non è passato inosservato. Naturalmente non sono ancora noti i risultati. Si sa soltanto che l’indagine è coordinata in prima persona dal procuratore capo Carmelo Petralia. I militari sono arrivati in forze. Davanti al locale c’erano almeno cinque auto.



Da quanto è trapelato le perquisizioni potrebbero essere collegate al sequestro di denaro contante per circa 850 mila euro eseguito ai danni dell’imprenditore dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza alla fine dello scorso anno. Il denaro era contenuto all’interno di una cassetta di sicurezza di una filiale ragusana di un istituto di credito. Contro questo sequestro la difesa attende notizie da Roma dopo essersi rivolta alla Suprema Corte di Cassazione per ottenere il dissequestro. L’uomo, che gestisce l’attività di famiglia, è stato già sentito dal procuratore Petralia alla presenza dell’avvocato difensore Daniele Scrofani ed ha detto di avere guadagnato onestamente i soldi sequestrati. Oltre all’avvocato Scrofani l’imprenditore ha nominato anche l’avvocato Giusy Micieli, esperta tributaria. I giudici romani hanno esaminato il ricorso la scorsa settimana in camera di consiglio ma si attende ancora l’esito. Davanti al Tribunale del Riesame di Ragusa è caduto soltanto il reato ipotizzato in origine, ovvero l’associazione finalizzata al riciclaggio. Sotto la lente d’ingrandimento anche il ruolo svolto dall’istituto di credito ragusano che non avrebbe segnalato alle Autorità competenti, così come impongono le norme antiriciclaggio, queste operazioni sospette. In via cautelare la stessa banca ha sospeso per due mesi dal servizio il direttore della filiale interessata. Per fare luce sull’intera questione, la Guardia di Finanza ha allertato la Banca d’Italia, organo di controllo competente, che ha inviato i suoi ispettori delle sede di Catania.
I risultati dell’indagine amministrativa della Banca d’Italia sono inseriti nel fascicolo aperto dal procuratore capo Carmelo Petralia. Come detto sono state le Fiamme gialle a riscontrare alcune irregolarità in ordine a mancate segnalazioni di operazioni sospette, così come indicato nella normativa antiriciclaggio. Nello specifico, tra le presunte irregolarità ci sarebbero accessi a cassette di sicurezza non rendicontati. Il decreto legislativo 231/2007 affida alla Banca d’Italia i compiti regolamentari e di controllo sul rispetto degli obblighi antiriciclaggio. La Vigilanza della Banca d’Italia, in accordo con le altre autorità di controllo del settore finanziario, svolge compiti di natura regolamentare, tra cui l’organizzazione, procedure e controlli interni che assicurino l’assolvimento degli adempimenti antiriciclaggio, compreso l’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette.

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