RAGUSA. La manifestazione di protesta di ieri sera ha «spezzato» le catene delle «mamme coraggio» che dopo dieci giorni tornano a casa. Si erano incatenate per protestare contro il mancato avvio del servizio di trasporto scolastico ed assistenza specialistica per i ragazzi disabili. Nell’androne del Palazzo della Provincia sono rimaste le catene e tanti cartelli che le mamme hanno scritto: rivendicano con forza il diritto allo studio dei loro figli. Il commissario della Provincia, Giovanni Scarso all’arrivo del corteo sulle scale del Palazzo di viale del Fante ha detto poche parole: «Io sono con voi. Ho approvato il bilancio come avevo promesso e sono riuscito con le economie e con i fondi di riserva a raggiungere la cifra di circa 180.000 euro. Lunedì parte il servizio. Istituiremo un tavolo tecnico con una delegazione dei genitori e le associazioni di volontariato per capire le vere esigenze delle famiglie». A denti stretti il commissario ha detto che spera di arrivare con questi fondi alle vacanze di Natale. Anche se dalla Regione dovrebbero arrivare altre somme dopo l’approvazione delle variazioni di Bilancio. Non sono mancati momenti di tensione alla fine del discorso del commissario sedati da quelle mamme che più di tutte hanno protestato: Katia Guardo e Grazia Cabibbo. Per le associazioni di volontariato è intervenuta Sabina Fontana dell’Associazione Pro Diritti H: «Abbiamo vinto la nostra prima battaglia, ma vigileremo. Ci sentiamo di ringraziare i dipendenti della Provincia che ci hanno espresso solidarietà e che hanno dato una parola di conforto alle mamme». E Concetta Malignaggi ha aggiunto: «Siamo stanche. Dobbiamo vigilare, lo sappiamo, ma la prossima volta ci vuole più partecipazione nella protesta». Ieri alla manifestazione hanno partecipato parecchi consiglieri comunali, sindacati, associazioni, studenti, sportivi (c’erano i giocatori del rugby). Il corteo è partito da piazze Matteotti e dopo avere transitato lungo corso Italia, via Roma e viale del Fante è giunto alla Provincia. Durante il tragitto, molti gli slogan ricorrenti: «Vogliamo Crocetta», «Si ai diritti no alle ingiustizie», «Noi vogliamo solo i nostri diritti». Poi le associazioni hanno gridato ancora più forte alla politica: «Le mamme non si incateneranno più, ma noi incateneremo voi». Una protesta che è servita a qualcosa. Il problema sarà il mese di gennaio quando, con l’abolizione degli enti provincia, andrà individuato il soggetto che dovrà garantire il servizio. Ecco perchè il commissario Scarso ha già convocato per domani alla Provincia una conferenza di servizio per trovare soluzioni alternative. Saranno presenti i parlamentari, il commissario dell’Asp, i sindaci, i rappresentanti dei genitori e delle organizzazioni di volontariato che sono tante e che ieri erano tutte presenti. Uno striscione era dedicato ad Alessandro, un ragazzo di 24 anni disabile. Frequentava l’Alberghiero di Modica: proprio ieri è morto. Una assistente ha detto con le lacrime agli occhi: «Alessandro sarebbe qui a protestare con i suoi compagni». E così dopo dieci giorni le «mamme coraggio» sono tornate a casa. Alcune associazioni hanno rivolto un appello al presidente della Regione ed ai rappresentanti delle istituzioni perchè una volta per tutte si trovi una soluzione al problema legato al trasporto e alla cura dei giovani disabili della provincia.
Disabili, a Ragusa vincono le «mamme coraggio»
Un lungo corteo da piazza Matteotti a viale del Fante per manifestare solidarietà e rivendicare il diritto all’istruzione e alla pari dignità
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