Ragusa

Martedì 26 Novembre 2024

Immigrazione, tragico sbarco a Scicli con 13 morti: fermati due scafisti

SCICLI. Sei giorni di viaggio e morire a poche decine di metri dalla "terra sognata". Non ce l'hanno fatta 13 dei circa 200 migranti alla ricerca di un futuro in Europa che sono annegati nel mare antistante la spiaggia del "Pisciotto" di Scicli, nel Ragusano. La stessa che è stata teatro di riprese della serie televisiva "Montalbano", diventata il set di una tragedia che ricorda quella avvenuta il 10 agosto scorso a Catania con sei morti annegati alla Plaia. Dramma, quello del Ragusano, aggravato dal sospetto che gli extracomunitari, in maggior parte eritrei, siano stati costretti a gettarsi in acqua da scafisti che pensavano di potere fuggire. Sono 5-6 le persone sospettate di fare parte dell'equipaggio la cui posizione è al vaglio della Procura.    Testimoni, da terra, raccontano di avere visto colpire i migranti con cinghiate e colpi di corda. Ricostruzione che, se confermate, potrebbe costare ai due presunti scafisti fermati dai carabinieri oltre al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche l'accusa di concorso in omicidio. È lo stesso procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, a confermarlo: «si sta verificando - spiega - se ci sono gli estremi per altre responsabilità in questa tragedia, con un livello di reato diverso dal favoreggiamento».     Tra i testimoni c'è anche un maresciallo capo dei carabinieri che ha salvato tre migranti e recuperato 6 cadaveri. «Non sono un eroe - si schernisce Carmelo Floriddia, 41 anni - ho fatto solo il mio dovere». E mentre lottava in acqua per salvare vite umane ha visto anche i due presunti scafisti e li ha bloccati assieme a un suo collega, Giovanni Grieco, con il quale era di pattuglia sul litorale. Ha preso un pugno al torace invece un soccorritore, Massimiliano Di Fede, che voleva aiutare un uomo a uscire dall'acqua: «penso fosse uno scafista - ipotizza - perchè è scappato senza aiutare gli altri». Uno dei migranti, un giovane eritreo di 23 anni, racconta: «Siamo partiti dalla Libia con obiettivo il nord Europa, pagando 2.000 dollari».    I corpi delle vittime sono allineati sulla spiaggia dentro dei sacchi. A pochi metri c'è il peschereccio azzurro, con una scritta in arabo. Due turiste passano incuriosite, scattano qualche foto col cellulare e vanno via. Il mare è agitato, forza 5, e il vento soffia forte. Anche la notte scorsa le condizioni meteo erano difficili, in mare non c'erano barche e per questo il natante in legno, quindi non 'riflettentè per i radar, non è stato avvistato. A vederlo per primi sono stati alcuni bagnanti sulla spiaggia, che hanno lanciato l'allarme.    Qualcuno parla di ritardi nei soccorsi, ma il prefetto di Ragusa, Annunziato Verde, smentisce con fermezza. «Le forze dell'ordine si sono prodigate immediatamente». Perlustrazioni e battute sono state effettuate da carabinieri, polizia, guardia di finanza, guardia costiera e protezione civile. E sono proseguite per l'intera giornata per cercare eventuali dispersi.    Oltre un centinaio di migranti sono stati già bloccati e portati nel centro di accoglienza di Pozzallo. Qualcuno è riuscito a sfuggire alle ricerche, ma non al suo tragico destino: uno dei migranti è stato travolto da un'automobile 'piratà sulla vicina strada provinciale. È in coma nell'ospedale Garibaldi di Catania. Tra Modica, Ragusa e Vittoria sono ricoverati altri sei extracomunitari, compresa una donna incinta. Un'altro uomo in ipotermia è stato trasferito d'urgenza al Cannizzaro di Catania.    Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime «profonda commozione» per questa ennesima tragedia del mare e ringrazia i soccorritori, mentre il il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, osserva: «Il Mediterraneo, culla delle civiltà, si è ormai trasformato in un cimitero. Stiamo assistendo ad una tragedia umana che interpella tutti i paesi d'Europa». Il premier Enrico Letta garantisce che «l'Italia - continuerà a impegnarsi per il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, nella consapevolezza che occorre comunque fare di più, a livello europeo e non solo».

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