SANTA CROCE CAMERINA. Un grande gruppo d’acquisto, un consorzio o un'organizzazione di produttori, per superare la crisi. Maggiore potere contrattuale con i fornitori e gli istituti bancari. Dopo la positiva esperienza del gruppo agricoltori, gli imprenditori di Santa Croce lanciano una proposta in un momento in cui le aziende si preparano alla nuova campagna agraria. «Occorre creare le condizioni per avere un maggiore potere contrattuale - dice Guglielmo Occhipinti, portavoce del gruppo agricoltori - con i fornitori delle materie prime e con gli istituti bancari per garanzie o fideussioni che al momento le aziende non hanno. L’esperienza dei gruppi d’acquisto, con 150 aziende che hanno dato il proprio sostegno, è stata sicuramente positiva. Adesso dobbiamo creare i presupposti per aggredire il mercato e per costituire un grande gruppo d’acquisto». Salvatore Micieli, dopo l’esperienza fallimentare con il settore della floricoltura, ha deciso di impiantare ortaggi. «I costi di gestione sono altissimi – aggiunge Micieli - ma viviamo un momento di grande incertezza legato all’andamento del mercato con i prezzi eccessivamenti bassi che non coprono neppure i costi di produzione. Il nostro obiettivo è costituire un’organizzazione di produttori, una Op, per essere competitivi in un mercato sempre più globalizzato. Tra mezzi di produzione, concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio, oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso insostenibile». I costi produttivi incidono sulla gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l'85 per cento per cento. Non solo. A questi aumenti si sono aggiunti anche gli oneri previdenziali, in poco meno di due anni +26 per cento e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con un'incidenza negativa notevole sull'occupazione e la competitività. «Si fa sempre più forte la stretta creditizia, -22 per cento di finanziamenti al settore in un anno - secondo la Cia - e crescono le situazioni debitorie delle imprese. Ad oggi, infatti, ben due aziende agricole su tre sono gravate da debiti e tre su dieci non riescono più a fronteggiarlo, con il rischio di finire nella rete dell'usura e della criminalità organizzata». «Tutto questo scoraggia le imprese, gettandole nella disperazione, e certo l'Imu è stato un ulteriore ”carico da novanta”. Ma l'agricoltura è fondamentale per il Paese. Ecco perchè insistiamo - conclude la confederazione italiana agricoltori - sull'esigenza di una svolta. Da qui il nostro invito affinchè si faccia presto. È a rischio il futuro di migliaia di imprese agricole».