RAGUSA. Un progetto per recuperare prodotti alimentari non vendibili per consegnarli alle persone in difficoltà. L'idea rilanciata in questi giorni da alcune forze politiche era venuta già qualche anno fa a Palazzo dell'Aquila. Il Comune aveva aderito al "Last minute market", società spin-off dell'Università di Bologna che dal 2003 è diventa realtà imprenditoriale ed opera su tutto il territorio nazionale sviluppando progetti territoriali volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. La società lavora con diverse Istituzione pubbliche ed enti privati, anche perchè se da un lato il bene invendibile può essere ceduto a beneficio di persone bisognose, dall'altro non diventa un rifiuto da smaltire. Solo per fare un esempio tra gli enti che aderiscono all'iniziativa: da uno degli ospedali di Bologna si recuperano ogni giorno 30 pasti pronti presso la mensa, per un valore complessivo di oltre 35.000 euro all'anno. A Verona otto mense scolastiche recuperano circa 8 tonnellate all'anno di prodotto cotto che corrispondono a circa 15.000 pasti. E il Comune di Ragusa? Spiegano, ai Servizi sociali, che il progetto non andò a buon fine, nonostante ci fosse stato un chiaro impegno anche con i fondi del piano di zona. Pare che da parte dell'Azienda sanitaria siano stati posti dei paletti eccessivamente rigorosi per consentire il ritiro e la distribuzione degli alimenti. Si optò, poi, per dei buoni. La nuova amministrazione potrebbe riprovarci, anche in considerazione della situazione attuale. Dal momento che è sicuramente meglio ricevere gli alimenti che doverli invece cercare tra i rifiuti. I dati di Caritas e Comune sugli indigenti sono in continuo aumento, mentre iniziano a scarseggiare anche gli aiuti comunitari (pasta, riso ed altri prodotti). (*dabo*)
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