ISPICA. A meno di 48 ore dalla deliberazione del Consiglio comunale sul dissesto finanziario si moltiplica l'amarezza in città: maggioranze, minoranze, cittadini indifferenti, sono tutti preoccupati del peso economico che i prossimi provvedimenti potranno avere. Il dibattito del Consiglio, venerdì, notte, ha preso il via con un certo ritardo. Quasi a voler dire che i consiglieri comunali volessero ritardare l'amaro calice.
Alla fine, con nove voti favorevoli e sette contrari, la minaccia del dissesto è diventata realtà. Hanno votato per il dissesto il Pid-Cantiere Popolare (5 consiglieri), il Gruppo di Libertà e Buon Governo (2), l'unico consigliere di Sviluppo e Solidarietà, e il consigliere indipendente Lauretta. Sette i voti contrari da parte della maggioranza. Al voto, non hanno partecipato gli esponenti del Pd che non se la sono sentita di votare per il dissesto e si sono allontanati dall'aula. Il sindaco Rustico ha detto che il massimo consesso, «ha buttato nel baratro la Città di Ispica». Amaro il suo intervento in aula in cui ha fatto appello alle forze avversarie di non deliberare il provvedimento.
«Dopo sette anni, undici mesi e due giorni dal mio primo insediamento nella carica di sindaco, vivo, stasera, il primo momento veramente drammatico per la storia della nostra amata comunità cittadina. Avverto forte il peso delle responsabilità del Consiglio comunale». «So bene - ha continuato Rustico - quante cose non vere, interessatamente distorte si sono dette sull'argomento». «La voglia di smentire, dati e documenti alla mano, le tante maldicenze, è forte e smentire le maldicenze è triste». «Ho deciso - aggiunge Rustico - di far prevalere la nobiltà del ruolo. Parlerò da Sindaco e con la responsabilità che il ruolo comporta». «Stasera dobbiamo essere tutti capaci di intraprendere con passo sicuro la strada della feconda dialettica democratica e dire no alla dichiarazione del dissesto finanziario del Comune».
Ma la maggioranza in Consiglio non la pensava così. In un comunicato ieri Pdl, Udc, Grande Sud e "Rustico sindaco" hanno riacceso l'astio politico ritenendo le opposizioni «responsabili del dissesto della città» perché queste non avrebbero accolto l'invito del primo cittadino di valutare la possibilità di evitare il dissesto vagliando il decreto-legge del 8 aprile 2013 numero 35 che avrebbe permesso di liquidare le imprese creditrici del Comune in tempi brevi e perché avrebbero portato avanti un «ricatto politico chiedendo le dimissioni del sindaco in cambio del voto negativo alla proposta di dissesto».