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«Tempietto» di Vittoria, completato il restauro: anche gli interni riaprono al pubblico

Il restauro è stato curato dalla Congregazione del Santissimo Crocifisso, con l'aiuto di alcuni sponsor. Sabato scorso l'inaugurazione

VITTORIA. È uno dei luoghi simbolo della città di Vittoria, uno dei monumenti più amati. È stato chiuso per anni: di recente, dopo il restauro esterno, è stato avviato anche il restauro interno e sono emerse decorazioni di pregio. Il restauro è stato curato dalla Congregazione del Santissimo Crocifisso, con l'aiuto di alcuni sponsor. Sabato scorso l'inaugurazione, alla presenza del vescovo, Paolo Urso, del responsabile Beni culturali della Diocesi, don Peppino Antoci, dei membri della Congregazione, con il presidente Vittorio Campo, dello studioso Alfredo Campo, dei due restauratori Marinella Cataldi e Rosario Puccio. Il "tempietto" il cosidetto "Calvario", risale al 1859, ma è certo che esso sia sorto nel luogo dove prima sorgeva un altro tempietto simile. Esso è il monumento simbolo delle rappresentazioni del venerdì santo, attorno ad esso viene eretto il cosidetto "Golgota", location del "Dramma sacro".

La presenza del tempietto mutua anche il nome del luogo in cui si trova, la piazza Sei martiri, a tutti nota come "piazza Calvario". Campo racconta": "Il monumento fu edificato dai confrati nel XVII secolo, su indicazione del fondatore della congregazione, padre Luigi La Nuza. Fu abbattuto e ricostruito nel 1859". "Progettista fu il confrate Salvatore Battaglia - spiega Alfredo Campo - è in raffinato stile neoclassico. Sulle pareti esterne sono scolpiti gli strumenti del martirio di Cristo. All'interno i dipinti a tempera. Nel primo riquadro c'è l'autore e l'anno: Giuseppe Maselli, 1914". Interessanti i temi dei decori: "Ci sono oggetti di culto: calici, pissidi, reliquari, capezzali, crocifissi - spiega don Peppino Antoci - Ma anche i simboli della passione: la lampada, le fiaccole, i bastoni, le spade, la brocca ed il catino (usati da Pilato), la colonna ed il flagello, la corona di spine e la canna, i dadi (la spartizione delle vesti dei soldati), i tre chiodi, con martello e tenaglia, la spugna, la lancia, le scale". I due restauratori hanno eliminato lo strato di smalto recente e fatto emergere i decori che nessuno conosceva: "Si é compreso subito - spiegano Cataldi e Puccio che sotto la vernice c'era una decorazione più antica a tempera. L'intervento di ripulitura è stato difficile. C'erano anche numerose stuccature posticce. Abbiamo riportato alla luce l'originale, eseguendo poi piccole integrazioni pittoriche". Oggi il tempietto è illuminato all'interno, finalmente visibile: al buio, la sua vista è un impagabile colpo d'occhio.

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