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Imprese tra «incudine e martello» per mettere a norma gli allevamenti

Contrastanti le norme da applicare, per quelle aziende interessate dall’inquinamento delle falde acquifere

RAGUSA. Un groviglio di competenze con alcune norme da rispettare, spesso contradditorie, che rischiano di paralizzare il comparto zootecnico. Le superfici esterne di stazionamento degli animali si dovrebbero ricoprire con un massello di cemento impermeabile. Ma, in tal caso, si dovrebbe tener conto del parere contrario della Forestale per ragioni di carattere paesaggistico. Le aziende ubicate in contrada Canalicchio, lungo la provinciale "Maltempo", nell’area interessata dall’inquinamento delle falde acquifere, rischiano di essere ulteriormente penalizzate. L'associazione allevatori con il direttore Carmelo Meli ha raccolto le istanze degli imprenditori. «Nulla togliendo alla gravità del problema, a cui senz’altro bisogna trovare una soluzione condivisa – spiega Meli – ritengo che gli allevatori in questi anni abbiano preso coscienza che nella gestione delle loro aziende devono applicare le normative vigenti. Sostengo, inoltre, che i regolamenti Cee, generali per tutti i territori comunitari, nella loro applicazione devono tenere conto delle peculiarità territoriali. Ci sono norme e competenze tra di loro contradditorie. Puntare l’attenzione semplicisticamente sugli allevamenti zootecnici – aggiunge il direttore dell'associazione allevatori – a mio avviso non risolverà il problema in quanto tali allevamenti hanno costituito da sempre la ricchezza del territorio ragusano rendendo fertile e produttivo l'altopiano ragusano. Queste aziende non hanno mai inquinato le centinaia di pozzi da cui si attinge acqua potabile. Il prezioso liquido potabile si attinge mediamente a 200 metri di profondità e la natura calcarea del sottosuolo, oltre il clima, provvedono a filtrare e a neutralizzare i piccoli inquinamenti di superficie provocati dalle deiezioni animali. Prova ne è che in Sicilia non esiste il problema di inquinamento da nitrati nelle falde acquifere attenzionato dalla comunità europea. Comunque – conclude il direttore dell'associazione allevatori, Carmelo Meli – non intendo sostituirmi alle autorità che si stanno occupando del problema con la diligenza necessaria».  

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