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Rifiuti a Modica, profitto illecito sullo smaltimento: in sei a giudizio

Imputati sono Marcello Costa, direttore responsabile del sito Campo Vega; Michele Giannone e Francesco Lubrano Lavadera, comandanti pro-tempore del Galleggiante Vega Oil; Umberto Quadrino, ex amministratore delegato della Edison Spa; e Andrea Cosulich, ad della Fratelli Cosulich Spa, società armatrice del Galleggiante Vega Oil

MODICA. Il Gip di Modica, Maria Rabina, ha rinviato a giudizio gli imputati dell'inchiesta per illecito profitto dovuto allo smaltimento di rifiuti pericolosi non autorizzato derivante dall'attività estrattiva e di stoccaggio degli idrocarburi del campo petrolifero Vega. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 15 aprile davanti al Tribunale penale di Modica. Imputati sono Marcello Costa, direttore responsabile del sito Campo Vega; Michele Giannone e Francesco Lubrano Lavadera, comandanti pro-tempore del Galleggiante Vega Oil; Umberto Quadrino, ex amministratore delegato della Edison Spa; e Andrea Cosulich, ad della Fratelli Cosulich Spa, società armatrice del Galleggiante Vega Oil. Secondo l'accusa, sostenuta dal procuratore capo Francesco Puleio, la remissione delle acque risultanti dal processo di estrazione degli idrocarburi, che veniva effettuato in un pozzo sterile posto a circa 2.500 metri sotto il fondale marino, sarebbe privo di autorizzazione e non costituirebbe comunque uno scarico: sarebbe invece un trattamento di rifiuti liquidi. Edison, in una nota, sottolinea che "la pratica della reiniezione è largamente utilizzata in questo tipo di attività, in quanto le autorità competenti in materia ritengono sia la più idonea in termini di salvaguardia ambientale. La società contesta la tesi dell'accusa, "confidando che il giudizio accerterà la piena legittimità dell'attività estrattiva svolta in presenza di una autorizzazione rilasciata fin dal 1990 e mai revocata" e che "proprio l'autorizzazione prescriveva lo scarico delle acque nel pozzo sterile divenuto oggetto di contestazione". Edison ritiene, infatti, di "essere in possesso di tutte le autorizzazioni, cosa che è certa di provare nel proseguo del procedimento" e rileva come "in nessun modo l'accusa contestata si riferisce o implica condotte di inquinamento dell'ambiente marino, mai rilevate".

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