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Morte in corsia, 4 medici a giudizio

La vicenda risale al 27 maggio del 2010, il reato ipotizzato dai pm è omicidio colposo

RAGUSA. Dovrà essere il Tribunale monocratico, nell’udienza straordinaria del 21 gennaio, ad accertare se i quattro medici a giudizio hanno commesso il reato ipotizzato di omicidio colposo per la morte di Pietro Puglisi, l’imprenditore agricolo cinquantenne morto il 27 maggio 2010 al Pronto soccorso dell’ospedale Civile dopo un malore improvviso che lo colpì nel cuore della notte. Il giudice delle udienza preliminari, Giovanni Giampiccolo, infatti, ieri mattina ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico Marco Rota (ieri sostituto in udienza dalla collega Claudia Maone). Ammessa anche la costituzione di parte civile della vedova patrocinata dall’avvocato Michele Sbezzi.
Il collegio difensivo dei quattro medici, rappresentato dagli avvocati Enrico Platania, Giorgio Assenza, Nunzio Citrella e Salvatore Citrella, ha concluso le arringhe con la richiesta di non luogo a procedere. Contro l’archiviazione, oltre alla Procura, anche la parte civile. I familiari dell’uomo subito dopo la morte non volevano code giudiziarie, fortemente toccati dalla tragedia; dopo qualche giorno, però, hanno deciso di seguire questa strada per conoscere la verità. Il sostituto procuratore Marco Rota dapprima ha acquisito la cartella clinica in ospedale, quindi, ha affidato l’autopsia al medico legale siracusano Francesco Coco che l’ha eseguita dopo qualche giorno all’interno dell’obitorio di Ibla, dove la salma era rimasta in una cella frigorifera in attesa della sepoltura, anche se i funerali si erano già svolti regolarmente il 28 maggio di due anni orsono presso la chiesa di San Giuliano. Il medico legale è venuto in città accompagnato dal cardiologo catanese Vinci. La famiglia Puglisi, oltre ad affidarsi all’avvocato Michele Sbezzi, ha nominato anche un consulente di parte, il medico legale Davide Agnello. Stessa cosa hanno fatto i quattro medici, che si sono rivolti al medico legale Vincenzo Cilia. Il perito del pubblico ministero ha effettuato prelievi ed esami ematici e dopo due mesi ha depositato le conclusioni che hanno portato alla chiusura delle indagini: morte per aneurisma aortico. Come prassi anche il direttore sanitario Pasquale Granata, all’epoca dei fatti, ha disposto un’indagine interna dell’Asp come avviene dopo ogni decesso.
Adesso il procedimento si terrà in Tribunale, probabilmente davanti al giudice unico Andrea Reale. Le parti, suffragate da perizie mediche, dovranno dimostrare da un lato l’innocenza dei quattro professionisti sotto processo, dall’altra la loro colpevolezza. Si preannuncia una lunga istruttoria dibattimentale visto che il caso non è di facile lettura. 

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