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Pizzo a commercianti e imprenditori, blitz con quindici arresti a Vittoria

RAGUSA. Blitz contro il clan Ventura legato alla Stidda a Vittoria, quattrodici persone sono state arrestate e una era già detenuta. E’ questo il bilancio del blitz di polizia e carabinieri che su delega della Dda della procura di Catania hanno messo a segno un'operazione antimafia nei confronti di esponenti della mafia ragusana.

I reati ipotizzati a vario titolo sono associazione mafiosa, estorsioni e intestazione fittizia di beni. Oltre all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, agenti della squadra mobile e militari hanno effettuato perquisizioni e il sequestro preventivo di un'azienda e di terreni agricoli utilizzati per la coltivazione in serra. Le indagini sono state coordinate dalla Procura distrettuale di Catania.

Gli arrestati sono considerati appartenenti al clan “Ventura” e le indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan, capeggiato dai componenti della omonima famiglia, accertando che era dedito alle estorsioni in danno di commercianti e imprenditori, i cui proventi venivano reinvestiti in attività economiche lecite.

Grande spiegamento di forze per questa operazione, che per le catture ha visto l'impiego  di 102 operatori delle forze dell'ordine: 58 della Squadra Mobile di Ragusa, 4 del Reparto Volo di Palermo, 16 delle Unità Cinofile di Catania e Palermo, 12 del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale, 8 della Polizia Scientifica della Questura di Ragusa e 14 dei Commissariati di Vittoria e Comiso. E poi 60 carabinieri impiegati per le catture: 44 del Comando Provinciale di Ragusa, 4 del Nucleo Elicotteri di Catania e 2 Nucleo Elicotteri di Nicolosi.

LE INDAGINI. L'associazione mafiosa riconducibile alla 'Stidda' di Vittoria aveva creato un'azienda che produceva e commercializzava cassette, bancali e vaschette in plastica per prodotti ortofrutticoli con la quale compiva estorsioni nei confronti imprenditori che operavano nel mercato ortofrutticolo della cittadina imponendo ai commercianti l'acquisto dei suoi prodotti. L'azienda, la 'Linea Pack', è stata sequestrata ai fini della confisca. Uno dei provvedimenti restrittivi è stato notificato in carcere.

Tra i destinatari Giambattista Ventura, di 59 anni, condannato per le intimidazioni al giornalista Borrometi. Oltre all'azienda sono stati sequestrati due terreni riconducibili sempre alla famiglia Ventura: due serre di circa 20.000 mq per un valore di circa 50 mila euro intestati fittiziamente a due soggetti estranei alla famiglia Ventura. Gli investigatori hanno potuto contare sulla collaborazione solamente di alcune delle vittime di estorsioni ma molte delle persone sottoposte ad estorsione non hanno denunciato. I dettagli dell'operazione, denominata 'Survivors', sono stati resi noti durante una conferenza stampa a Catania alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Procuratore della Repubblica del Capoluogo etneo e di Ragusa, Carmelo Zuccaro e Carmelo Petralia.

Le indagini hanno accertato che la 'Linea Pack' era nella effettiva disponibilità e gestione di G.Battista Ventura, Angelo Ventura Angelo, Di Enzo Giliberto e del figlio di questi, Francesco, ed era fittiziamente intestata a persone legata da rapporti di parentela con gli stessi Ventura e Giliberto. La sede dell'azienda era anche utilizzata dalla famiglia Ventura, dai Giliberto e dagli altri sodali come quartier generale per le riunioni e la pianificazione di attività criminali.

La 'stidda' è operativa nel territorio di Vittoria dal 1985, con lo storico fondatore del sodalizio, Carmelo Dominante, collaborato dai fratelli Claudio, Bruno e Silvio Carbonaro, poi divenuti collaboratori di giustizia. Le ultime indagini hanno consentito di attestare che, dopo la cattura di Dominante Carmelo, aveva assunto il comando Filippo Ventura Filippo. La reggenza dell'associazione era poi passata a Rosario Nifosì e successivamente, per volontà dello stesso Filippo Ventura, al fratello Gian Battista, che operava in piena sinergia col primo.

Un valido contributo all'indagine è giunto da dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, che hanno descritto le attività criminali dell'organizzazione e contribuito a delineare l'organigramma dell'associazione. Riscontro alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono giunte da intercettazioni telefoniche ed ambientali e dalle videoriprese di frequentazioni, incontri e riunioni degli associati.

Secondo quanto accertato, il modus operandi era tipicamente mafioso e contraddistinto dall'assenza di condotte violente e di minacce eclatanti: il gruppo si avvaleva dell'intimidazione, derivante dal suo riconosciuto carisma criminale consolidato sul territorio tanto che era sufficiente avanzare alle vittime la richiesta di un 'regalo per la famiglia' e in particolare per i detenuti: "Siamo della famiglia. Devi consegnarci 5.000 euro, un regalo per la famiglia".

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