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Omicidio Loris, la difesa della madre: «Pronti all'Appello»

SANTA CROCE CAMERINA. «Siamo pronti a presentare appello alla sentenza, attendiamo di conoscere le motivazioni» dice l' avvocato Francesco Villardita, il legale di fiducia di Veronica Panarello. Una settimana fa l' ultimo incontro in carcere con la donna che è stata condannata dal gup Andrea Reale, con rito abbreviato, il 17 ottobre di quest' anno, a trent' anni di carcere per avere ucciso ed avere occultato il cadavere di suo figlio Loris.

Sono passati due anni. Era il 29 novembre del 2014, un sabato: poco dopo le 12,30 inizia la caccia. Veronica arriva a scuola per prendere Loris. Non lo trova e lancia l' allarme. Scattano le ricerche, viene diffusa la foto del bambino, quella che tutti abbiamo imparato a conoscere: Loris con la divisa del taekwondo, disciplina che aveva iniziato a praticare. Un rapimento, forse per una violenza sessuale, una montagna di bugie, stando alle risultanze processuali, di versioni e ritrattazioni totali e parziali.

Nel tardo pomeriggio del 29 novembre, un cacciatore, Orazio Fidone, trova il corpicino del piccolo Loris all' interno di un canalone al "vecchio mulino".

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