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Tentato rapimento, i magistrati: "Attacchi strumentali e inaccettabili al pm"

ROMA. Ram Lubhay, l'indiano di 43 anni indagato per avere tentato di rapire una bambina in spiaggia, ha paura e chiede alla polizia di essere protetto. E intanto non si placano le polemiche per il negato arresto dell'uomo da parte della procura di Ragusa.

Il protagonista di questa storia controversa, avvenuta sulla spiaggia di Scoglitti, era stato condotto ieri in un centro di accoglienza, dopo che per la seconda volta gli era stato stato notificato un ordine di espulsione. Ma durante la notte, impaurito da un montante clima ostile dell'opinione pubblica nei suoi confronti, ha chiesto di essere accompagnato negli uffici della questura di Ragusa.

In serata, però, alla scadenza dei termini per lasciare il nostro paese, per l'indagato di tentato rapimento si riaprono le porte del Cie di Caltanissetta.  La scelta del sostituto procuratore Giulia Bisello, che non ha chiesto la convalida del fermo perchè non c'erano i presupposti di legge per emettere la misura cautelare (la pena prevista per il reato contestato è inferiore a due anni; nel caso del tentativo di sequestro è di un anno), è sostenuta dall'Associazione nazionale magistrati.

La giovane magistrata era stata difesa senza esitazioni anche dal capo della procura ragusana, Carmelo Petralia. L'Anm parla di «attacchi inaccettabili», frutto di un «approccio superficiale agli accadimenti, determinato dalla non conoscenza degli atti e dei presupposti di legge che hanno portato alle scelte della collega». L'unica conseguenza delle critiche è, secondo l'Anm, «quella di non consentire ai magistrati della Procura di Ragusa di svolgere il proprio compito nel giusto clima di serenità».

Anche la corrente di Magistratura indipendente si schiera con la Procura. Giudica gli attacchi «strumentali, volgari e ingiustificati» e aggiunge che ai magistrati tocca applicare le norme mentre «le giuste richieste e le legittime aspettative di sicurezza dell'opinione pubblica devono essere rivolte a chi ha il compito di redigere le leggi».

I magistrati fanno dunque quadrato, si dicono fiduciosi dell'esito degli accertamenti promossi dal ministro Andrea Orlando ma gli chiedono anche (insiste Mi) di «condannare il discredito e la delegittimazione derivanti dalle espressioni pronunciate anche da soggetti che ricoprono ruoli di responsabilità».  Il Csm segue una linea di cautela. Il vice presidente Giovanni Legnini fa sapere di avere «colloquiato» con il procuratore Petralia dal quale attende una informativa. Giulia Bisello l'ha già preparata.

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