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"Fabbrica del sesso" a Modica, cinque arresti - Nomi e foto

MODICA. La Polizia di Modica nella nottata ha arrestato quattro uomini ed una donna che avevano creato una vera e propria fabbrica del sesso nella tranquilla cittadina ragusana. Si tratta di Corrado Di Rosolini di 54 anni, di Gaetano Rametta di 53 anni, di Luca Interlando di 41 anni e di Giovanni Rubera di 37 anni e della compagna romena Rodica Milea di 37 anni.

Le indagini della Polizia di Modica sono partite all’inizio del 2014 per contrastare il diffuso fenomeno della prostituzione che più volte era stato segnalato dai residenti ingenerando allarme sociale.

L’attività investigativa, coordinata dal Procuratore Capo Carmelo Petralia e dal Sostituto Procuratore Gaetano Scollo, grazie all’impiego di attrezzature tecniche con cui si effettuavano riprese all’esterno e all’interno del luogo attenzionato ha accertato l’esistenza di un'illecito favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di donne romene.

Tale scoperta si è resa possibile anche grazie ai servizi di osservazione e appostamento che registravano la presenza assidua di Corrado Di Rosolini nel modicano, personaggio già noto alle forze di polizia per i suoi trascorsi penali, intento a gestire il "Night Club Paradise", associazione senza fini di lucro ma al cui interno si svolgeva l’attività illecita in questione, sempre remunerativa grazie al costante interesse dei clienti per il sesso come acclarato dalle riprese in ore notturne in cui si notava un andirivieni dal locale di auto e uomini.

Le indagini e l’acquisizione degli atti hanno svelato come i principali indagati, Di Rosolini e Rametta, assieme ad altri due modicani e ad una donna romena, dopo aver rilevato il night “Le Chat Noire” nella periferia di Modica, avevano ben pensato di dichiararlo associazione culturale senza scopo di lucro per aggirare ogni norma di legge sui locali pubblici. Tuttavia nonostante questi stratagemmi non è passata inosservata agli inquirenti l’avvenuta trasformazione in una vera e propria casa chiusa. Inoltre alcune delle donne romene che venivano fatte prostituire risultavano stabilmente residenti a Modica mentre altre erano “pendolari del sesso” ospitate per brevi periodi in un'abitazione rurale di Via Fiumara, che gli  indagati da tempo avevano affittato per tale scopo.

La Polizia ha pure scoperto che l’organizzazione aveva ideato una rete di pubblicità via internet con veri e propri annunci/offerte di lavoro indirizzate a “ballerine, ragazze immagine e figuranti di sala” intenzionate a trovare lavoro al night e che fungeva anche da "specchietto per le allodole” per richiamare da ogni provincia d’Italia donne “disponibili” e dai territori confinanti con la provincia di Ragusa, nuovi "clienti".

L'organizzazione aveva astutamente elaborato anche dei sistemi per intercettare eventuali controlli infatti erano state installato fuori dal locale numerose telecamere a difesa della privacy, un sistema di allarme ed una porta in metallo munita di finestrella per verificare l’identità degli avventori prima del loro accesso all’interno.

Le donne, tutte consapevoli, avevano ottenuto l’assunzione quali ballerine in modo da dissimulare la reale attività svolta in veri e propri privè con divanetti dove le stesse si appartavano con i clienti dopo averli agganciati nella sala principale del night.

Inoltre si rilevava come, astutamente, erano stati stipulati contratti di lavoro come operai anche a favore dei complici Rubera, Interlando e Milea, circostanza questa che mirava a fuorviare eventuali controlli sulla reale funzione di questi all’interno del locale in cui fattivamente favorivano la prostituzione.

Infatti i ruoli venivano chiariti dalle registrazioni video: chi serviva al bar, chi sollecitava chiamando la prostituta a concludere l’atto sessuale nei tempi concordati in base al prezzo pagato, chi incassava i soldi, chi puliva i privè dopo il sesso, chi sturava la fognatura ostruita dai preservativi usati e gettati nei bagni, chi retribuiva le “operaie del piacere” sulla base delle prestazioni effettuate giornalmente e chi invece si occupava di accompagnarle a lavoro e riportarle successivamente a casa.

Le indagini svelavano una consolidata capacità di eludere le indagini infatti si scopriva l’esistenza di nascondigli in cui gli indagati celavano numerosi preservativi da cedere ai clienti e un block notes con appunti criptati riferiti al numero e alla durata delle prestazioni di ciascuna donna.

La perquisizione effettuata all’interno del locale ha portato al rinvenimento di 3340 euro in contanti e varia documentazione attestante le responsabilità penali degli arrestati. Inoltre è stato disposto il sequestro preventivo dell’immobile.

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