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Veronica piange sulla tomba del figlio Loris: le immagini dal cimitero

RAGUSA. «Lo scoprirò chi è stato...». Urla la sua innocenza anche dentro il cimitero di Santa Croce Camerina, davanti la lapide del figlio, Veronica Panarello. Jeans e maglietta nera, è la prima volta che, da quando è stata arrestata, che può fare visita a Loris, 8 anni, che è accusata di avere ucciso il 29 novembre del 2014, strangolandolo con fascette di plastica e di averne poi gettato il corpicino in un canalone di contrada Vecchio Mulino.

Scortata dalla polizia di Stato arriva alle 17.22, dopo che un nubifragio si è abbattuto sulla zona, dentro un furgone della polizia penitenziaria in un cimitero 'blindatò dalla mattina dalle forze dell'ordine che lo rendono un 'fortinò inespugnabile a cronisti, fotografi e cineoperatori. Bonificato e super sorvegliato. Vi resterà un'ora.

Scende senza tradire emozioni all'inizio. Prende i fiori che ha comprato per lei suo padre, Francesco Panarello. Glieli consegna il suo legale, l'avvocato Francesco Villardita, un mazzo di girasoli, margherite gialle e rose bianche. Poi la donna li depone davanti la lapide. La lasciano sola, anche i suoi più stretti familiari che avrebbero potuto partecipare, ma nessuno si presenta. Restano lei e il suo Loris, che la Procura di Ragusa ritiene abbia ucciso. Parla sottovoce e piange. Le sfugge soltanto un urlo: «lo scoprirò chi è stato...».

«È stato un momento di grande dolore», è il commento del penalista che le è stato alcuni minuti accanto per sorreggerla. Non è stata vicina a Veronica il paese: Santa Croce Camerina ha ignorato il suo 'ritornò in paese. Nessun curioso e neppure voglia di parlare: in piazza Vittorio Emanuele il 'termometrò segna 'voglia di dimenticarè, ma si segue lo stesso davanti a televisioni dirette e telegiornali. Non dimenticano Loris invece turisti e curiosi. Il Vecchio Mulino è diventato un luogo di pellegrinaggio dove persone arrivano, depongono dei biglietti o dei fiori e vanno via. Il flusso non si è interrotto dal quel maledetto 29 novembre del 2014. E anche la tomba lo è diventato. «Diversi turisti - rivela un dipendente del Comune in servizio al cimitero, Vincenzo Zisa - vengono a chiedere dov'è la lapide, si fermano un attimo in preghiera e lasciano dei fiori. C'è molto rispetto. Anche stamattina era venuto un signore, ma la polizia non lo ha fatto avvicinare».

Veronica Panarello è potuta uscire dal carcere di Agrigento grazie a un permesso del Gip di Ragusa, su parere positivo del procuratore Carmelo Petralia, ma con delle limitazioni molto restrittive: divieto assoluto di contatto con chiunque, tranne che con il suo legale, e i suoi familiari, che non si sono presentati. La donna si è sempre proclamata innocente, anche dopo che il marito, Davide Stival, ne ha preso le distanze. Al centro dell'inchiesta, la ricostruzione del giorno della scomparsa di Loris: Veronica Panarello ha sempre detto di averlo accompagnato a scuola, ma le riprese delle telecamere posizionate vicino casa e all'istituto, visionate da polizia di Stato, squadra mobile e carabinieri, sembrano smentirla. Al centro del procedimento indiziario, avviato dalla Procura di Ragusa, ci sono quelle che i pm definiscono «le bugie di Veronica». Accuse sempre respinte dalla donna, che oggi è tornata a urlare la sua innocenza davanti la tomba del figlio.

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