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Ragusa, recupero e valorizzazione del centro storico superiore

RAGUSA. Un workshop internazionale di progettazione che si sviluppa sul presupposto che l'Urbanistica e, quindi, la progettazione del centro urbano sia il frutto di un percorso culturale di crescita della comunità in tutti i sensi.

A Ragusa dal 16 al 21 giugno, si alterneranno lezioni ed attività che coinvolgeranno gruppi di studenti provenienti da prestigiose università ed istituti di Parigi, Madrid, Tunisi, Ginevra oltre che da Palermo, Siracusa e Milano. L'idea del workshop che ha come titolo «Un ponte tra le culture: dalla polis alla civitas» è promossa dalla fondazione Arch di Ragusa ed è condivisa più che sostenuta dall’Ordine degli architetti di Ragusa, dalla Cattedra di dialogo tra le culture della Diocesi di Ragusa, dagli assessorati alla Cultura e all’Urbanistica e ai Centri storici del Comune di Ragusa e dalla Soprintendenza ai beni culturali del capoluogo ibleo.
Sabato la giornata clou in cui si raccoglieranno, a partire dalle 10 alla sala del Vescovado di via Roma, i frutti del lavoro effettuato con la presentazione delle idee progetto. Le aree oggetto della progettazione sono via Roma, da piazza Libertà alla Rotonda comprese, piazza San Giovanni - via Rapisarda, Vescovado-via Matteotti oltre ad un tratto della Vallata santa Domenica, quello che raggiunge la parte bassa di Ibla.

L'appello condiviso è che la politica si faccia carico di seguire le esigenze di una comunità in crescita che oggi ha bisogno anche di convivere tra culture diverse. Di qui l'idea di progettare insieme, per arrivare ad una rigenerazione urbana sostenibile che parte dal benessere dell'uomo nel contesto in cui vive. L'asse di via Roma, tra le are che l'assessore Campo aveva indicato, viste come momento, secondo l'assessore Dimartino, di una «stagione che prelude al rinnovo degli strumenti urbanistici»; una occasione per la Campo, per discutere della «fisicità complessa della nostra città per cercare insieme le soluzioni.
L'architetto Gaetano Manganello presidente della fondazione Arch sottolinea, con Biagio Aprile direttore della Cattedra di Dialogo tra le culture, la valenza dello spazio, della luce e del tempo nella progettazione comune di spazi da pensare insieme «a tutti coloro che vivono in questa città" che non può vivere di sola memoria". «Il degrado sta anche nel fatto che la cultura, per pochi, non è di servizio alla crescita collettiva» ha puntualizzato Aprile. Una base antropologica dunque, secondo Giuseppe di Mauro della Diocesi, quella che deve guidare la progettazione degli interventi, perché la rigenerazione del tessuto urbano dipende dal tessuto sociale e nel contempo lo condiziona, come si deduce dall'intervento del presidente dell'Ordine degli architetti, Cucuzzella. «L'identità che stiamo perseguendo non è statica e non rigarda il passato - ha detto lo storico Flaccavento -. L'identità è la nostra vita ed il nostro quotidiano". Primo appuntamento lunedì 16 giugno alle 9,30 alla sala del Vescovado di via Roma. GI.AD.

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