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Lo Sprar a Scicli: "Non nei locali della scuola"

SCICLI. Batti e ribatti fino a sfiorare, quasi, la rissa senza trovare una soluzione alternativa. Una seduta, quella del Consiglio comunale di Scicli di mercoledì sera, che ha fatto capire come gli animi, in città, sono oramai esasperati. Aperta al contributo della città per trovare una soluzione alternativa alla allocazione, scelta dall'amministrazione comunale, del centro per 15 immigrate richiedenti asilo politico gestito in convenzione con la cooperativa «Il Dono» di Ragusa su approvazione del Ministero dell'Interno, di soluzione non ne è arrivata. Dibattito aperto a tutti: amministratori, consiglieri, politici, genitori.
Tante le presenze per ribadire il netto dissenso sulla scelta della giunta Susino sui locali di via Vasco de Gama, di proprietà comunale. Locali che insistono all'interno di un polo scolastico ed i particolare al piano superiore dell'immobile in cui sono ospitate tre sezioni di scuola materna. «Nulla da ridire sul fatto che a Scicli nasca lo Sprar ma che nasca in un posto migliore – ha detto Paolo Ferro, un rappresentante dei genitori – siamo troppo amareggiati perchè il dialogo è stato stroncato più di una volta da accuse di mancata accoglienza e di razzismo. La nostra scuola, tutti i genitori e tutti i bambini non conoscono il razzismo perchè quotidianamente accolgono la diversità, letta come diversa abilità che come diverso paese di origine». Più di uno gli interventi dalla platea del pubblico per fare notare che i locali non sono adatti per la ricettività, che mancano di misure di sicurezza, che sono stati scelti senza alcuna consultazione con la città. «Oggi ci troviamo di fronte ad una conflittualità condivisibile – ha detto Antonino Gentile – i genitori non sono stati informati, di fatto è stato negato un diritto. Auspico che si faccia un passo indietro perchè l'accoglienza, alla quale noi crediamo fermamente, và fatta nei luoghi adatti». Ed il sindaco Franco Susino? «Mi chiedo quali problemi di consociazione arreca la presenza di donne, fuggite dalla guerra e dalla fame dei paesi di origine, e che stanno per ottenere asilo politico – commenta – si tratta di donne che si trovano da anni nel nostro Paese e quindi si tratta di continuare il processo di ospitalità e di integrazione. Si vuole solo, lo impone prima della legge la coscienza di ognuno di noi, di donne che reclamano libertà, lavoro e un futuro migliore per i propri figli. Non c’è atteggiamento umano, cristiano e cattolico che possa dire no ad una rivendicazione di questa natura. Ho un grande rispetto per quei cittadini, firmatari della petizione, che contestano il luogo dove ospitare le quindici donne extracomunitarie. E’ del tutto evidente – conclude il primo cittadino - che sono pronto a confrontarmi con chiunque per trovare una soluzione adeguata al problema».  

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