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Ragusa, si diede fuoco dopo lo sfratto Forconi: salvare la casa di Guarascio

RAGUSA. «Nessuno prenderà possesso della casa di Giovanni Guarascio che per difenderla dallo sfratto esecutivo si diede fuoco il 14 maggio dell'anno scorso, rimettendoci la vita». I rappresentanti del movimento dei Forconi e del Comitato contro le aste giudiziarie, dopo la
sentenza del Tribunale del riesame di Ragusa che ha deciso il dissequestro dell'immobile affidato inizialmente alla moglie del muratore vittoriese, Giorgia Famà e la conseguente restituzione del bene all'acquirente Orazio Sciagura, sono disposti a tutto per salvare la casa di Guarascio. «Fino a quando la legge sulle aste giudiziarie resterà immutata - dice Mariano Ferro, leader dei Forconi - noi saremo fuorilegge, e pure orgogliosi di esserlo». Per l'esponente del Comitato contro le aste, Angelo Giacchi, la decisione del Tribunale del Riesame ha «ucciso Giovanni Guarascio per la seconda volta e quel che è peggio, la sua morte non è servita a nulla». Nei prossimi due mesi in provincia di Ragusa ben 1300 famiglie sono a rischio di sfratto esecutivo. «Una ecatombe - aggiunge Ferro - alla quale si vuole mettere la parola fine anche con proteste eclatanti a Roma e, se sarà necessario, con l'incatenamento in piazza Montecitorio». 

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