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Ragusa: florovivaismo, venti imprese fanno squadra

Un grande gruppo d'acquisto con un'unica piattaforma logistica. Venti produttori del settore florovivaismo, aderenti alla Confederazione italiana agricoltori, con un fatturato annuo di 3 milioni di euro, hanno deciso di unire le proprie forze per rappresentare il marchio "vivaio Fiori" in ambito regionale.
L'obiettivo è razionalizzare i costi di trasporto e di gestione. Un venditore avrà il compito di procurare le commesse in tutto il territorio nazionale.
«Un punto di partenza su cui vogliamo iniziare a lavorare – spiega il presidente provinciale della Cia, Francesco Tolaro - il settore risente molto della crisi che ha travolto l’intera economia. Ma vogliamo guardare oltre per razionalizzare i costi di trasporto e della logistica che incidono per un buon trenta per cento sulle spese aziendali. Il marchio vivaio fiori è registrato e gode del sostegno del ministero delle politiche agricole e forestali e dell’Ismea».
Tolaro parla della questione infrastrutturale che, anche per il settore florovivaistico, rappresenta un grosso handicap specie per il trasporto della merce con i mercati esteri. Da qui l'esigenza di realizzare una piattaforma logistica in un punto nevralgico del territorio cioè all’interno del mercato dei fiori di Vittoria.
I dati del settire florovivaistico
Sono oltre 100 le aziende florovivaistiche in provincia di Ragusa strutturate in circa 350 ettari di coltivazioni in serra e a pieno campo.
Nello specifico si tratta di colture di palmizie, cactacei, piante fiorite, piante ornamentali e da interno. Le aziende esportano prevalentemente nel nord Europa prospettando nel futuro rapporti commerciali con altri paesi del mediterraneo e dell’est Europa.
«Abbiamo evidenziato, più volte, nelle sedi istituzionali - aggiunge il presidente Tolaro - le gravi difficoltà che vive il settore. Ad accentuare la crisi la scarsa o quasi inesistente vendita di palmizie, punto forte della produzione nel territorio ragusano, dovuta alla psicosi del punteruolo rosso. Questione che va avanti da diversi anni senza che nessuno abbia preso gli opportuni e necessari provvedimenti. Abbiamo chiesto che ci vengano riconosciuti i danni provocati da punteruolo rosso magari sotto forma di sgravi fiscali o di agevolazioni per l'acquisto delle scorte aziendali alle imprese che producono palmizie».

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