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Adamo, figlio di Comiso nei ricordi di tanti amici

COMISO. Qualcuno gli mostra una foto della sua famiglia, lui la prende e la porta con se: «Te la ridarò» dice. Gli si avvicina un altro, è figlio del suo padrino, è stato un emigrante, come lui. Salvatore Adamo ha riabbracciato i suoi vecchi amici, coloro che hanno condiviso con lui gli anni dell'infanzia, i rapporti di amicizia che sono rimasti. Si sono lasciati bambini, quando giocavano con i pantaloncini corti sulle strade ripide del centro storico, si ritrovano ora, quasi tutti settantenni, con la gioia di rivivere il ricordo di quei momenti. Per molti, l'arrivo di Salvatore Adamo a Comiso - resterà per qualche giorno insieme alla troupe della televisione belga che sta realizzando un reportage sulla sua carriera - ha avuto un sapore particolare. Tanti gli si sono avvicinati, con una foto in mano, ricordi nitidi sulla carta sbiadita dal tempo. Tito Campo è tra questi. «Non ho conosciuto Adamo da ragazzo, ma negli anni ’60, quando, insieme al padre, aprì il locale notturno "La Notte". Rimase in vita pochi anni. La morte del padre, annegato per un malore a Punta Braccetto, portò via tutto e il locale chiuse poco dopo. Negli anni ’60, noi giovanotti ci recavamo a Marina e frequentavamo quel locale unico per quel tempo. Si prendeva l’aperitivo al bancone seduti su una specie di altalena». Tito Campo ha rivisto Adamo nel 1999, quando il cantautore venne a Comiso su invito del sindaco Pippo Digiacomo. «Ci siamo visti tante volte. E anche stavolta ci siamo salutati con gioia». Lui, Adamo, non si è risparmiato. Ha abbracciato tanti e si è commosso: «Mai avrei pensato che la mia città, Comiso, fosse in modo così forte nel mio cuore!».

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