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Omicidio a Ragusa, Caruso agli agenti: «C’è chi aspetta pure dieci anni per vendicarsi»

RAGUSA. Gianni Caruso, finito in cella per omicidio ha detto di avere vendicato l’onta subita in un locale pubblico dopo tre anni. Di Grandi si tolse una scarpa e la posò sul bancone vicino al bicchiere di Caruso, sbeffeggiandolo.


Ed alla domanda degli inquirenti sul perchè ha detto: «C’è gente che aspetta pure 10 anni per vendicarsi». Intanto sarà eseguita stamani dal medico legale Francesco Coco, all’obitorio del cimitero di Ibla, l’autopsia disposta dal pm Claudia Maone sul corpo di Salvatore Di Grandi, ragusano di 66 anni, il cameriere ucciso venerdì sera per un vecchio rancore. Da quanto emerso dalle indagini Di Grandi aveva pianificato l’omicidio come testimonia la pistola in tasca, tanto che l’accusa parla di omicidio aggravato dalla premeditazione.


Secondo la Polizia l’autore dell’omicidio sarebbe Giovanni Caruso, 36 anni, che dal sedile posteriore dell’auto guidata dalla vittima ha sparato a Di Grandi tre colpi di pistola calibro 6,35, uno dei quali in piena fronte e gli altri alla nuca. Un altro uomo, Alfredo Scatà, 46 anni, che si trovava sul sedile lato passeggero della Fiat Punto condotta dalla vittima, è accusato di concorso in omicidio volontario. I due sono stati fermati dalla polizia sabato mattina, tra le sei e sette. Il fermo di indiziato di delitto è stato firmato dal pubblico ministero alle 12,30 di sabato. Da quella data la Procura ha 48 ore di tempo per chiedere la convalida dei fermi. L’interrogatorio davanti al Gip, quindi, dovrebbe tenersi tra oggi e domani (dopo la richiesta il giudice ha altre 48 ore di tempo) all’interno del carcere di contrada Pendente dove sono stati trasportati alle 18,30 di sabato.


L’arresto dei due indagati è stato messo a segno da agenti della Squadra Mobile della Sezione Volanti della Questura sotto le direttive del dirigente Antonino Ciavola. Le attività d’indagine di tipo tradizionale (gli agenti sono andati a bussare a tutte le porte delle abitazioni che si trovano nei pressi del teatro del delitto) e di tipo tecnico – scientifico hanno permesso di verificare che all’interno dell’auto vi erano tre bossoli, segno che almeno tre dovevano essere i colpi sparati. I testi hanno detto che dopo avere sentito il botto dell’auto contro il muro avevano visto due uomini allontanarsi frettolosamente senza prestare soccorso al conducente.


Nell’immediato, avendo rinvenuto il cellulare della persona deceduta, si procedeva ad estrapolare le ultime chiamate ricevute, inviate e perse al fine di appurare quale fosse la vita della vittima e le sue frequentazioni, così come venivano acquisite le immagini degli impianti di videosorveglianza in zona. Nel contempo gli uomini della Squadra Mobile, attivavano tutti i canali info-investigativi e procedevano a perquisire diversi immobili appartenenti a sospetti che orbitavano nella vita del cameriere, da qualche anno seperato, cercando ogni minimo elemento che potesse risultare risolutivo o di aiuto all’indagine. Le attività proseguivano in tutte le direzioni ed hanno portato ai due fermi.

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