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«Salvi» gli ospedali di Scicli e Comiso

Lo assicura il commissario Asp, Aliquò. Nella cittadina casmenea l’intento è quello di potenziare riabilitazione e ambulatorio di ortopedia

SCICLI. Nessun ospedale della provincia chiuderà i battenti. Parola di Angelo Aliquò, commissario straordinario dell'Asp 7 di Ragusa, ospite sabato sera della Festa Democratica a Comiso. All'interno dei gazebo, in piazza Fonte Diana, è stato allestito lo spazio dedicato ai dibattiti. Aliquò ha preso parte al talk show sul tema della sanità, condotto dalla giornalista Lucia Fava. «Non si chiude nessuno ospedale in provincia di Ragusa - ha detto Aliquò. È una sciocchezza diffusa ad arte da chi vuole speculare sulla sanità e fare facile demagogia. Piuttosto, io immagino di realizzare nelle due strutture, scelte sensate che vadano incontro alle esigenze delle persone, diversificando l'offerta. A Comiso, per esempio, dobbiamo implementare la riabilitazione, a breve vorremmo aprire un ambulatorio di ortopedia e abbiamo proposto alla Regione, con la quale è aperto il confronto, l'apertura di un'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Ambulatoriale. Da un punto di vista strutturale, il blocco operatorio del "Regina Margherita" è eccellente, e dunque in chirurgia generale devono afferire tutte le branche del settore chirurgico per affrontare le patologie chirurgicamente più semplici, ma numericamente più rilevanti». Al dibattito ha preso parte anche il presidente della Commissione Sanità all'Ars, Pippo Digiacomo. Digiacomo ha annunciato investimenti importanti per la sanità iblea Anche se non ha precisato in quale direzione. «Il bilancio della Regione è di circa 18 miliardi e mezzo di euro, e oltre la metà è riservato alla sanità siciliana. In questo contesto, la provincia di Ragusa avrà un proprio ruolo e ovviamente anche Comiso avrà qualche milione di euro per le strutture ospedaliere. La nostra città avrà risposte concrete; nelle prossime settimane saremo più chiari. Ciò che ci preme è rendere la sanità ancora più cristallina e allontanarla da losche operazioni, abbattere le liste di attesa, e investire in formazione scientifica e nuovi posti di lavoro».

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