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Comiso, il primo bilancio di Spataro: «Così ridurremo le uscite del Comune»

COMISO. Da quasi tre mesi si trova alla guida della città. Filippo Spataro, 42 anni, ha raccolto il testimone da Giuseppe Alfano, che ha guidato la città nei cinque anni precedenti, quelli in cui è emersa la difficile situazione finanziaria, culminata nel dissesto. Un dissesto su cui, ancora oggi, c'è un rimpallo di responsabilità, anche per le modalità con cui è stato gestito. Spataro dice la sua.


«Temo che la disastrosa, drammatica situazione finanziaria dell'ente parta da lontano - spiega - e che i debiti non siano attribuibili soltanto a chi mi ha preceduto. Sulla vicenda faranno chiarezza gli organi competenti. Ma chi, cinque anni fa, si era candidato per risanare le finanze dell'ente, è riuscito, se possibile, a peggiorare la situazione. Per fare capire, è come se i miei predecessori mi avessero lasciato in eredità non uno, ma due dissesti finanziari. Di cui uno è senz'altro opera loro, perché riguarda gli anni finanziari 2011, 2012 e parte del 2013!».


Il suo primo scoglio sono stati i "bilanci riequilibrati". «In un anno e mezzo non erano riusciti a farsi approvare il bilancio riequilibrato! Hanno ricevuto più di 70 rilievi e rispondevano ai ministeri con superficialità. Noi, in meno di tre mesi, siamo riusciti ad approvare i bilanci 2011 e 2012 ed abbiamo predisposto il 2013, con il quale, se possibile, si porranno le basi per il risanamento. L'obiettivo è di colmare, nel 2013, il disavanzo del biennio precedente». Per farlo, la strada è tracciata: ripida, e tutta in salita. «Dobbiamo ridurre al minimo le uscite, dobbiamo contenere anche gli straordinari. I consigli comunali saranno convocati i martedì e giovedì per evitare ulteriori straordinari dei dipendenti. Il comune non può spendere. Soprattutto io e l'assessore Vittorio Ragusa tocchiamo con mano i bisogni, le necessità di molte famiglie, dove nessuno lavora e non ci sono introiti».


Il volto è tirato mentre racconta queste cose. L'esperienza dei primi mesi ha lasciato il segno. «Qualche giorno fa, una donna mi ha detto: "Scusa sindaco, ma mio figlio ha la stessa dignità degli altri? Non posso comprare il diario, lo zaino? Come faccio a dirgli: "Tu sei diverso dai tuoi compagni?". E noi siamo con le spalle al muro, il comune non può dare sussidi, non può dare nemmeno la borsa della spesa. Entro l'anno partiranno le "borse lavoro" ed i "cantieri di servizi" e potremo alleviare una parte dei bisogni».


Ma c'è ancora spazio per una stoccata alla precedente amministrazione. «Ho trovato un disastro. Chi mi ha preceduto non aveva mai dato disposizioni agli uffici per monitorare la spesa in relazione al patto di stabilità. Io l'ho chiesto: mi hanno risposto che non lo avevano mai fatto. Ora lo hanno fatto e la documentazione è qui, sul mio tavolo! E da qualche anno nessuno faceva la contabilità Iva! Ma ciò che ci preme è recuperare i rapporti con gli organi istituzionali: con il ministero, dove hanno un pessimo ricordo di Comiso, con la Tesoreria comunale. Alfano era riuscito a farsi portare quattro milioni di euro in massa passiva, ma soprattutto ad indisporli, poi aveva fatto il bando per un nuovo affidamento, che è andato deserto. Noi abbiamo recuperato il rapporto di cortesia, correttezza e lealtà. Abbiamo chiesto con garbo, ed ottenuto, l'aumento dell'anticipazione di cassa. Non è detto che la useremo, sappiamo comunque di dover contenere le spese e di dover mantenere una gestione finanziaria severa dell'ente. Ma questo servirà per coprire i ritardi dei trasferimenti e garantire i servizi e gli stipendi dei dipendenti».

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