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Turismo a Scicli, l’idea di don Sparacino Ecco come il campanile diventa museo

RAGUSA. L'assessore regionale ai beni culturali, Maria Rita Sgarlata, in città per il workshop sul turismo, ne è rimasta stupefatta oltre che entusiasta. Lo stesso per i tanti turisti in vacanza nel territorio. La chicca culturale creata questa estate a Scicli, per volontà di don Antonio Sparacino, nella chiesa Santa Maria la Nova sta riscuotendo grandi consensi.
Il campanile che diventa museo non è cosa di tutti i giorni: è la grande capacità di creare in uno spazio un tempo dimenticato, anche se consolidato e restaurato con un intervento del Protezione civile, un luogo capace di ospitare quanto di più prezioso c'è nel patrimonio sacro dello Sciclitano.
«Il sacro sale al suono del cielo» questo è il titolo dato dall'iniziativa nella quale si sono spesi sette giovani con al fianco due professionisti ed a capo don Sparacino, sacerdote ma anche uomo di grande cultura. Un percorso che si snoda per la torre campanaria della chiesa-santuario passando per il ballatoio con l'antico organo e giungere fino al vano delle campane. L'assessore regionale Sgarlata ha apprezzato il suono dell'organo con una improvvisata esibizione del maestro Marcello Pellegrino. «Gli oggetti esposti riassumono la storia della chiesa di Santa Maria la Nova, le vicende della fede e della devozione che Scicli da secoli ha avuto – spiega don Antonio Sparacino – tra gli oggetti più importanti ha avuto un posto d'onore la statua della Madonna della Consolazione recentemente restaurata e poi ancora un Crocifisso d'avorio con la croce in lapislazzulo, un calice in filigrana già esposto con ammirazione generale alla mostra “Il tesoro dell'isola” tenutasi a Praga, un ostensorio ed un insolito reliquario realizzato con la tecnica del papier roulè. In mostra anche i quadri della Via Crucis della chiesa di Santa Maria di Gesù e preziosi paramenti del ricco patrimonio tessile di Santa Maria La Nova, in particolare una stola appartenuta al preposito don Carmelo Spadaro. In mostra, all'ultimo piano alcuni testi dell'archivio della Confraternita e della biblioteca della chiesa e la statua del Cristo morto riferibile al XVI° secolo».

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