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Ragusa, paralisi al Corfilac: sciopero in attesa dei fondi regionali

RAGUSA. Primo giorno di sciopero ieri mattina per i lavoratori e ricercatori del Corfilac, il Consorzio ricerca filiera lattiero-casearia. Alla base della protesta la mancata rimessa dei fondi da parte della Regione siciliana che sta determinando le condizioni perché il Cda sospenda l’attività lavorativa e la messa in liquidazione dell’ente. L’astensione dal lavoro è prevista fino a martedì, cioè quando si riunirà nuovamente il Comitato dei consorziati presieduto dal vice presidente Antonio Colombo (il presidente Giuseppe Licitra è dimissionario da qualche mese), la stessa struttura che lunedì ha comunicato ai sindacati la sospensione di tutti i 42 lavoratori a tempo indeterminato con decorrenza primo settembre per mancanza di copertura finanziaria. Stessa sorte anche per i consulenti esterni che operano per conto dell’Ente.
«Ieri mattina - afferma Lucia Corallo, lavoratrice e rappresentante sindacale della Cisl - abbiamo ricevuto attestati di solidarietà da varie forze politiche. Tutti dicono di essere contrari alla chiusura del Corfilac. Ma noi attendiamo i fatti e la convocazione ufficiale a Palermo e nel contempo l’esito del nuovo Cda». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Guglielmo Portelli, altro tecnico storico del Consorzio, rappresentante della Cgil. «Dopo l’incontro di mercoledì in Prefettura siamo fiduciosi ma al momento è tutto fermo e da ieri incrociamo le bracce».
Il Corfilac è un ente con personalità di diritto pubblico che opera a carattere regionale. L’attività principale del Consorzio è finalizzata allo studio delle produzioni lattiero casearie tradizionali siciliane seguendo un approccio di filiera ed è indirizzata alle piccole e medie imprese. Lo sciopero è stato oggetto di un vertice ieri mattina del Distretto lattiero caseario. Il Corfilac, infatti, è l’ente autorizzato alla certificazione del «Ragusano Dop» e del «Pecorino Siciliano Dop», due formaggi, con marchio comunitario, di grande valore per la gastronomia, oltre che per l’economia iblea e dell’isola. Per il direttore Enzo Cavallo la sospensione dell’attività, bloccherebbe i processi in atto (la certificazione avviene dopo una serie di adempimenti e di passaggi, rigorosamente previsti ed imposti dalle disposizioni Comunitarie e Nazionali in materia di Dop oltre che dal relativo disciplinare) e determinerebbe un danno difficile da quantificare a carico degli imprenditori della filiera e, in particolare, degli allevatori e delle loro cooperative che non avrebbero riconosciuto il reale valore delle loro produzioni di qualità, proprio per la mancanza della prescritta certificazione che, essendo la procedura avviata dal centro, non potrebbe essere effettuata e rilasciata da altri soggetti.

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