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Ragusa, «Stalking e abusi sessuali sulla ex»: condannato a sei anni e otto mesi

Il trentanovenne, giudicato con il rito abbreviato, era accusato anche di violenza privata e lesioni. Fu arrestato dalla Mobile a febbraio

RAGUSA. È finito con una condanna a sei anni ed otto mesi di reclusione il processo contro un presunto stalker arrestato dagli agenti della Squadra mobile della polizia nel febbraio scorso. L’uomo era accusato di atti persecutori, sequestro di persona, concorso formale in violenza sessuale, violenza privata e concorso formale in lesioni personali aggravate. In seguito alla richiesta di rito immediato avanzata al gip del tribunale dal pubblico ministero titolare del fascicolo, Claudia Maone, la difesa del ragusano Vito Savarino, di 39 anni, ha chiesto il rito abbreviato condizionato. Il gup del tribunale Giovanni Giampiccolo ha detto di no all’abbreviato condizionato disponendo il processo con l’abbreviato secco terminato - come detto - con la condanna dell’uomo alla pena di sei anni ed otto mesi di reclusione, oltre ad una serie di pene accessorie come le interdizioni dai pubblici uffici ed alla curatela sui figli. La vittima, si è costituita parte civile con l’avvocato Italo Alia; si tratta di una cinquantenne ragusana con la quale in precedenza l’uomo aveva mantenuto un breve rapporto sentimentale. Il giudice delle udienze preliminari ha disposto in favore della parte offesa un risarcimento danni pari a 30 mila euro, oltre al pagamento delle spese legali sostenute dalla donna. Il pubblico ministero Federica Messina, ieri al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna dell’uomo alla pena di sei anni e dieci mesi di reclusione. Per la condanna anche la parte civile mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione per mancanza di prove.
La misura cautelare dai danni dell’uomo è stata emessa nel febbraio dopo le indagini svolte dalla Mobile successive alle denunce e querele sporte dalla malcapitata. Savarino, che si è professato innocente, è difeso dall’avvocato Vito Melfi Verga. Secondo l’accusa la vittima era riuscita a liberarsi dal persecutore trovando serenità presso una casa famiglia di un Comune della provincia, peraltro individuata attraverso l’azione sinergica della Squadra mobile e dei Servizi Sociali del Comune, il persecutore dopo ripetuti appostamenti, contornati da insidiose telefonate e sms indesiderate, ma è stata intercettata dall’indagato, il quale riusciva ancora una volta portarla con se contro la volontà della malcapitata. Quest’ultima dopo essere stata ancora una volta vessata, approfittando della temporanea assenza dell’indagato, riusciva a liberarsi denunciando tutte le vicissitudini delle quali era stata vittima.

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