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Ragusa, allarme povertà: scarti dei negozi agli indigenti

RAGUSA. «Papà, cosa fa quel signore?». «Ha buttato qualcosa per sbaglio e cerca di recuperarla». Zona alta della città, quartiere perbene e con tante villette, più o meno le otto di sera.
La bugia del padre è evidente, evidente come l'imbarazzo di dover spiegare al proprio figlio che quel vecchietto sta cercando di recuperare, tra i rifiuti, qualcosa da mettere sotto i denti. Quel signore è un anziano ragusano, vestito in modo dignitoso, che fruga tra i rifiuti: trova qualche pizzetta in un sacchetto di plastica e si allontana. L'imbarazzo è lo stesso della giovane commessa di un bar, che si trova "costretta" a buttare del cibo ogni sera. Orario di chiusura, poco dopo le 21. Prende un sacchetto trasparente, di quello per alimenti, e butta dentro tutto: pizzette, arancini, cornetti. Una ventina di pezzi almeno. «Che ne fate?». «Li buttiamo via - spiega -. Noi non li mangiamo, già a pranzo facciamo il pieno di rustici, a cena non ne possiamo più. Lo so, è assurdo, ma non possiamo tenerli per darli a qualcuno, ci sono norme severissime. Sappiamo che ogni sera, quando chiudiamo, se non ci arrivano prima i gatti, qualcuno viene a cercare da mangiare nel cassonetto accanto al bar. Per questo mettiamo i prodotti rimasti in un sacchetto trasparente, molto resistente per evitare che qualche animale lo rompa. E così chi ha bisogno passa a prenderli». C'è un "mercato" della domanda e dell'offerta che non s'incontra anche nella miseria che non abita più a migliaia di chilometri da noi. Eppure ci sono tante realtà, come ad esempio Piacenza, grande più o meno quanto Ragusa, dove il Comune è riuscito da anni ad attivare una rete che consente di recuperare enormi quantità di alimenti. Non solo quel che rimane nel settore ristorativo. Ma anche i prodotti che risultano invendibili nei supermercati. Li chiamano «brutti, ma buoni». Una scatola rovinata, un prodotto in scadenza: cibi genuini che rischierebbero di essere buttati via. Un furgoncino della Caritas, con un progetto comunale, passa, invece, a ritirarli. E poi porta tutto in mensa. I costi per il Comune sono irrisori, i vantaggi enormi. L'associazione "Partecipiamo", che sostiene Gianni Iacono, ha incontrato il direttore generale di Conad Sicilia, Giorgio Ragusa, a cui è piaciuta l'iniziativa. Una "carta civica", rilasciata dal Comune ai pensionati, famiglie numerose, lavoratori disoccupati o a basso reddito: nei negozi convenzionati sarà riconosciuto un taglio del prezzo. E poi una raccolta dei prodotti in scadenza, delle confezioni commercialmente inadatte, del pane a fine giornata, da dare ai bisognosi, con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato. Un "patto sociale" che Partecipiamo e Sel vogliono sia in cima alle preoccupazioni della nuova amministrazione. In tal senso c'è l'impegno anche di Ciccio Barone.

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