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Pozzi inquinati, l’Asp «chiede» nuove analisi

Avviati i lavori per collegare la rete Asi

RAGUSA. Le poche speranze di riapertura dei pozzi, almeno il B, per ridare un po' d'acqua ad una città in grave emergenza da quasi venti giorni, sono state “stoppate” dalla necessità di avere ulteriori garanzie sulla qualità del prezioso liquido. Le analisi degli ultimi giorni hanno confermato che l'allarme inquinamento sembra rientrato, ma all'Asp vogliono vederci chiaro. E così, dopo una riunione all'Istituto di igiene e profilassi, hanno inviato una nota al Comune. Una lettera nella quale si spiega che l'azienda sanitaria potrebbe dare anche subito l'ok per l'utilizzo del liquido del pozzo B (del B1 al momento non se ne parla), ma a condizione che venga dichiarata non potabile buona parte dell'acqua immessa nella rete idrica. Solo alcune zone, come Palazzello e Ibla, rimarrebbero fuori. In pratica il provvedimento riguarderebbe il 70 per cento dell'acqua immessa nelle condutture. Il Comune, però, ha preferito non seguire questa strada. E così l'acqua sino ad ora immessa, che non proviene da quei pozzi, è potabile e senza rischi. I due pozzi, però, rimangono chiusi. In attesa che vengano effettuate ulteriori analisi. È stato chiesto un esame particolare per individuare la presenza o meno di un protozoo, il Cryptosporidium, causa di disturbi enterici. Se le analisi, che dovranno essere effettuate presso un laboratorio specializzato (all'Asp non ci sarebbe l'attrezzatura adatta), la questione potrebbe essere rivista, con la possibile riapertura dei pozzi. Toccherà al Comune, quindi, fare esaminare il prezioso liquido. Ma ci vorrà qualche giorno. Intanto, dopo la richiesta del coordinatore del Pid, Francesco Barone, da Palazzo dell'Aquila fanno sapere che ieri sono iniziati i lavori di allacciamento della rete idrica comunale all'acquedotto del Consorzio Asi. Per i lavori (costo 5.000 euro) ci vorranno un paio di giorni. Non sarà, però, la soluzione a tutti i mali, fornendo appena tra dieci e venti litri d'acqua al secondo (al momento ne mancano circa 80). Allevieranno, comunque, i disagi nella parte bassa di via Paestum, piazza Croce e zone circostanti. Sul fronte delle indagini sulle cause inquinanti, ieri è stato eseguito un altro sequestro, il terzo, all'interno di un'azienda agricola.

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