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Crisi del latte, ditte esasperate: «Pronti a scendere in piazza»

RAGUSA. Sono pronti a scendere nuovamente in piazza. Con trattori e vacche al seguito. I Cobas del latte ovverro il gruppo degli agricoltori iblei uniti. A ricostituire quel movimento di protesta che ha animato nel 2002 il mondo agricolo ragusano. «C’è grande disinteresse – dice Gino Licitra, portavoce dei Cobas - verso una tematica così importante che rappresenta l’asse trainante dell’economia siciliana. Le responsabilità sono anche delle organizzazioni agricole che, in tutti questi anni, non hanno tutelato gli interessi degli imprenditori producendo solo tante belle parole. Produrre sotto costo e non avere un reddito certo vuole dire chiuedere le aziende e fare morire l’intera economia ragusana». Una tirata d’orecchie anche alla Coldiretti che non ha saputo ascoltare il grido di allarme degli agricoltori. «Abbiamo ascoltato tante belle parole e frasi roboanti - aggiunge Licitra - legati alla filiera corta del latte e ai prodotti a km 0. Ma non si sono accorti della situazione grave che esiste negli allevamenti». Il presidente del distretto lattiero caseario, Enzo Cavallo, parla di una cabina di regia dove poter riunire produttori e associazioni. «La situazione è pesante – dice Cavallo - ed impone l’assunzione di iniziative con azioni mirate a sfruttare le risorse e le opportunità ancora disponibili per dare qualche risposta alle tanto pressanti, quanto giustificate esigenze degli imprenditori e degli allevatori in particolare». Il presidente della Cia, Francesco Tolaro, guarda con fiducia al futuro. «Occorre trovare una soluzione comune - afferma - e rimettere in moto il mondo della cooperazione. Stiamo valutando, insieme agli allevatori e alle cooperative, il da farsi per addivenire ad una soluzione condivisa. Serve rimettere in moto l'agricoltura nel suo insieme». M.D.G.

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